Immagina di trovarti di fronte a uno dei più misteriosi templi dell'antichità, dove persino Alessandro Magno cercò risposte sul suo destino.
Il tempio di Amon, situato nell'oasi di Siwa, rappresenta uno dei più affascinanti esempi di architettura sacra dell'antico Egitto, un luogo dove storia, mistero e spiritualità si fondono in un'esperienza unica.
Nell'incantevole oasi di Siwa, questo maestoso tempio si erge come testimone silenzioso di millenni di storia, consultazioni divine e rituali sacri.
La sua presenza imponente nel deserto egiziano continua ad attirare visitatori da tutto il mondo, offrendo un viaggio nel tempo attraverso le sue antiche pietre e i suoi segreti ancora da svelare.
Nel cuore dell'oasi di Siwa, il tempio di Amon racconta una storia millenaria che attraversa diverse epoche dell'antica civiltà egizia.
Le prime tracce concrete della presenza egizia nell'area risalgono alla XXVI dinastia (664-525 a.C.), quando il faraone Amasis ordinò la costruzione del primo santuario.
Questo gesto non fu solo religioso ma anche politico, mirando a consolidare i rapporti con le tribù libiche della regione.
Il tempio divenne rapidamente uno dei sette oracoli più venerati dell'antichità, distinguendosi come l'unico non greco.
Il periodo di massimo splendore del tempio coincise con l'epoca tolemaica, segnata dalla storica visita di Alessandro Magno nel 331 a.C..
Dopo aver liberato l'Egitto dalla dominazione persiana, il giovane condottiero, allora venticinquenne, intraprese un lungo viaggio attraverso il deserto per consultare l'oracolo.
La visita si rivelò determinante: Alessandro ottenne la legittimazione come faraone d'Egitto e la conferma della sua discendenza divina.
Da quel momento, le sue monete lo raffigurarono con le corna dell'ariete, simbolo di Amon.
Prima di Alessandro, il tempio aveva già vissuto momenti drammatici.
Secondo le cronache di Erodoto, il re persiano Cambise II tentò di distruggere l'oracolo inviando un esercito di 50.000 uomini, che si perse misteriosamente nel deserto.
Con l'avvento dell'epoca romana, l'importanza dell'oracolo iniziò a diminuire.
Quando lo storico Strabone visitò l'Egitto nel 23 a.C., il tempio aveva già perso gran parte del suo prestigio, sebbene il culto di Amon persistesse localmente.
Il primo europeo a visitare il sito dopo l'epoca romana fu l'esploratore inglese William George Browne nel 1792.
Un momento cruciale nella storia moderna del tempio si verificò nel 1995, quando l'archeologa greca Eliana Souvaltzi scoprì nel villaggio di Maraqi, a ovest di Siwa, un tempio di stile dorico con elementi architettonici sia egiziani che greci.
Su una tavoletta di pietra furono identificati i nomi di Alessandro e del dio Amon-Ra, sebbene le successive interpretazioni della comunità scientifica abbiano messo in discussione alcune delle conclusioni iniziali.
Quando visiterai il tempio di Amon a Siwa, ti troverai di fronte a un capolavoro dell'ingegneria antica che sfida ancora oggi la comprensione degli archeologi.
La struttura si distingue per la sua straordinaria architettura, che combina tecniche costruttive uniche con un profondo simbolismo religioso.
Il tempio si sviluppa attraverso una serie di spazi sacri accuratamente progettati:
Le dimensioni del tempio sono davvero impressionanti: la prima corte misura 7,47 metri di lunghezza e 4,95 metri di larghezza, mentre il Santo dei Santi si estende per 3,3 metri in larghezza e 6,1 metri in lunghezza.
La facciata principale raggiunge un'altezza di otto metri, con un ingresso principale largo 2,22 metri.
Ciò che rende il tempio di Amon veramente unico è la sua tecnica costruttiva chiamata "karshif".
I costruttori utilizzarono blocchi di sale estratti dai laghi salati vicini, uniti con una malta speciale ricca di sale.
Questa innovativa tecnica prevede la miscelazione di cristalli di NaCl con argilla e sabbia, creando una struttura sorprendentemente resistente.
Durante il periodo tolemaico, furono aggiunte colonne doriche scanalate su entrambi i lati dell'ingresso, rappresentando un affascinante tentativo di fondere l'architettura greca con quella egizia tradizionale.
Il tempio racchiude un ricco simbolismo architettonico che riflette la cosmologia egizia.
I piloni rappresentano l'orizzonte, mentre il pavimento si eleva gradualmente verso il santuario della divinità, simboleggiando il tumulo primordiale della creazione.
Il soffitto, decorato con stelle e uccelli, rappresenta la volta celeste, mentre le colonne sono ornate con motivi di loto, papiro e palme.
Nel Santo dei Santi, l'unica parte del tempio che conserva le iscrizioni originali, potrete ammirare la meticolosa tecnica decorativa che seguiva un processo in cinque fasi:
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